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J'accuse!
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Resoconto puntuale e appassionato dell’ Affare Dreyfus.
Zola prese da subito le parti di Alfredo, ufficiale di Stato Maggiore francese, accusato di alto tradimento per aver venduto segreti militari alla controparte tedesca (era il 1894). Ci racconta il processo, l’umiliante cerimonia con cui fu degradato, la deportazione all’Isola del Diavolo, ci riporta gli stati d’animo e fisici di Alfredo, i tentativi della famiglia di riabilitarlo, ancora il nuovo processo e poi la grazia. Ci fa i nomi, Zola. E accusa.
ecco una parte della lettera aperta di Émile Zola al Presidente della Repubblica Francese Félix Faure.
«Io accuso...!
"Signor Presidente, mi permettete, pur grato per la benevola accoglienza che un giorno mi avete fatto, di preoccuparmi per la Vostra giusta gloria e dirvi che la Vostra stella, se felice fino ad ora, è minacciata dalla più offensiva ed inqualificabile delle macchie? Avete conquistato i cuori, Voi siete uscito sano e salvo da grosse calunnie. Apparite raggiante nell'apoteosi di questa festa patriottica che l'alleanza russa ha rappresentato per la Francia[2] e Vi preparate a presiedere al trionfo solenne della nostra Esposizione universale, che coronerà il nostro grande secolo di lavoro, di libertà e di verità. Ma che macchia di fango sul Vostro nome – stavo per dire sul Vostro regno – è questo abominevole affare Dreyfus! Per ordine di un Consiglio di Guerra è stato scagionato Esterhazy, ignorando la verità e qualsiasi giustizia. È finita, la Francia ha sulla guancia questa macchia, la storia scriverà che è sotto la Vostra Presidenza che è stato commesso questo crimine sociale. E poiché è stato osato, oserò anche io. La verità la dirò io poiché ho promesso di dirla, se la giustizia non l'avesse stabilita, piena ed intera. È mio dovere parlare, non voglio essere complice. Le mie notti sarebbero ossessionate dallo spirito di un uomo innocente che espia, lontano, nella più spaventosa delle torture un crimine che non ha commesso. Ed è a Voi, signor Presidente, che io griderò questa verità, con tutta la forza della mia ribellione di uomo onesto. In nome del Vostro onore, sono convinto che la ignoriate. E a chi dunque denuncerò l'accozzaglia dei veri colpevoli se non a Voi, il primo magistrato del paese?”
Zola prese da subito le parti di Alfredo, ufficiale di Stato Maggiore francese, accusato di alto tradimento per aver venduto segreti militari alla controparte tedesca (era il 1894). Ci racconta il processo, l’umiliante cerimonia con cui fu degradato, la deportazione all’Isola del Diavolo, ci riporta gli stati d’animo e fisici di Alfredo, i tentativi della famiglia di riabilitarlo, ancora il nuovo processo e poi la grazia. Ci fa i nomi, Zola. E accusa.
ecco una parte della lettera aperta di Émile Zola al Presidente della Repubblica Francese Félix Faure.
«Io accuso...!
"Signor Presidente, mi permettete, pur grato per la benevola accoglienza che un giorno mi avete fatto, di preoccuparmi per la Vostra giusta gloria e dirvi che la Vostra stella, se felice fino ad ora, è minacciata dalla più offensiva ed inqualificabile delle macchie? Avete conquistato i cuori, Voi siete uscito sano e salvo da grosse calunnie. Apparite raggiante nell'apoteosi di questa festa patriottica che l'alleanza russa ha rappresentato per la Francia[2] e Vi preparate a presiedere al trionfo solenne della nostra Esposizione universale, che coronerà il nostro grande secolo di lavoro, di libertà e di verità. Ma che macchia di fango sul Vostro nome – stavo per dire sul Vostro regno – è questo abominevole affare Dreyfus! Per ordine di un Consiglio di Guerra è stato scagionato Esterhazy, ignorando la verità e qualsiasi giustizia. È finita, la Francia ha sulla guancia questa macchia, la storia scriverà che è sotto la Vostra Presidenza che è stato commesso questo crimine sociale. E poiché è stato osato, oserò anche io. La verità la dirò io poiché ho promesso di dirla, se la giustizia non l'avesse stabilita, piena ed intera. È mio dovere parlare, non voglio essere complice. Le mie notti sarebbero ossessionate dallo spirito di un uomo innocente che espia, lontano, nella più spaventosa delle torture un crimine che non ha commesso. Ed è a Voi, signor Presidente, che io griderò questa verità, con tutta la forza della mia ribellione di uomo onesto. In nome del Vostro onore, sono convinto che la ignoriate. E a chi dunque denuncerò l'accozzaglia dei veri colpevoli se non a Voi, il primo magistrato del paese?”
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October 18, 2021
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October 20, 2021
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